Per amare il prossimo occorre amare se stessi, e viceversa. Al contrario il sadomasochismo di questa “sinistra” italica di “sinistrati” è una malattia grave, che come tutti i disturbi gravi della personalità induce schizofrenia e paranoia,
i noti estremi della patologia psichica che in questi momenti
drammaticamente difficili affliggono a destra e a sinistra i confusi dai grandi temi irrisolti dell’economia e della politica. Dissociazioni della personalità e deliri persecutori proliferano come epifenomeno di questa crisi.
Il dibattito su questa Europa dell’euro ne è l’esempio più eclatante, fonte inesauribile di casi clinici da psicopatologia della vita quotidiana, mentre i veri nemici del Popolo se la ridono dalle loro postazioni nascoste dalle quali lanciano esche avvelenate che confondono, dividono e catturano prede a man bassa, nella più abbondante pesca di anime malate, di corpi dannati nell’inferno di una tonnara sociale di proporzioni mai viste prima.
Le analisi descrittive trattate nel recente contributo di Enrico Grazzini (La sovranità nazionale è di destra?), se lette in quest’ottica, forniscono materiale abbondante, anche se non esaustivo, di riflessione e conferma, e ad esse rimando senza ripeterle.
Ma qual è la radice di questo male, che non è più tanto “oscuro” come ai tempi di Giuseppe Berto?
Delle sue varie facce mi limito ad affrontare quella tecnica, in risposta ad una provocatoria domanda del buon Michele Emiliano, sindaco piddino di Bari: “Ma perché proprio l’euro ci avrebbe rovinato?”
Perché l’euro, come ogni altra moneta garantita da un organo centrale, non è solo unità di conto, mezzo di scambio, riserva di valore. La moneta moderna è soprattutto uno strumento di governo, uno strumento indispensabile, come il coltello in cucina, che serve per affettare gli ingredienti ma può anche essere usato per fare una strage. Certo è che se ha la forma di un coltello alla “Rambo” sarà più efficace in questa sciagurata circostanza.
Per comprendere questa ambivalenza della moneta occorre però completare la definizione di moneta ampliandone gli orizzonti ben oltre la visione tecnica e ristretta di tutti i banchieri e di molti economisti, che purtroppo contribuiscono a limitare in tal senso anche l’immaginario collettivo.
Nella definizione di moneta occorre allora inserire, come parte fondante non separabile, tutto quel corpo di regole legalizzate che ne caratterizza l’uso in ogni contesto, dal semplice contratto di scambio tra privati alle grandi transazioni finanziarie tra enti di dimensioni macro, come ad es. Corporations, Banche, Stati.
Maastricht e l’euro, i trattati internazionali e le regole di Basilea, le tasse e i salari, la burocrazia e il sistema bancario, ecc. ecc., non sono realtà diverse e indipendenti, separabili tra loro, sono piuttosto le facce di una stessa moneta, di quell’oggetto virtuale che sta alla base del patto sociale e della civile convivenza tra cittadini di un unico Stato e tra popoli di un unico continente e pianeta.
Che il progetto euro sia frutto dell’ideologia dominante nell’impero centrale USA o nel sub-impero del IV Reicht tedesco è oggi un’interessante questione accademica, o domani materiale per i futuri storici, ma è invece questione urgente e vitale comprendere gli effetti reali che un siffatto sistema produce nei suoi sottosistemi, e giù giù fino al piccolo imprenditore veneto che non può più difendersi neppure con la fuga, se non quella estrema dalla vita stessa, o del padre di famiglia disperato che ha perso col lavoro anche la dignità e la sua unica fonte di reddito.
In pratica gli euroti della prima ora come Prodi, o dell’ora prima come Ciampi, hanno sposato il pensiero unico in economia di matrice anglosassone, o liberismo assoluto e totalizzante, imponendo alle masse i dogmi del “libero mercato”, della competitività sopra ogni cosa, dell’efficienza privatistica contro la corruzione nella gestione pubblica, della primazia del “consumatore solvente” nella condizione umana, ecc. ecc. Tutte cose che Maastricht e Lisbona traducono in “divieto di aiuti di Stato”, “divieto di dogane compensative”, “divieto di sovranità monetaria”, “limitazioni produttive”, “normative asfissianti”, ecc. ecc. fino al top dell’imposizione antidemocratica dell’euro, che altro non è che un divieto assoluto e insindacabile di riequilibrio naturale dei cambi tra monete utilizzate in Stati culturalmente e strutturalmente diversi, soprattutto nel loro tasso d’inflazione interno. Stati che però sono obbligati a conservare la responsabilità individuale dei loro “debiti sovrani” contratti in una valuta estera imposta, ipocritamente chiamata moneta unica comune. Questo è il liberismo all’europea, alla faccia del concetto di “libertà”! Praticamente una bestemmia economica che legalizza una truffa sistemica dall’esito scontato in partenza: una schiavitù di stampo medioevale dei Popoli sconfitti in una gara truccata, soggiogati dall’inevitabile indebitamento crescente, ben oltre la soglia dell’insolvenza. Ecco servito il IV Reicht, come sub-impero USA!
Gli effetti macroscopici sotto il nostro naso sono l’invasione estera dei nostri mercati fisici interni, la desertificazione del tessuto produttivo colpito al cuore con la distruzione delle PMI, la svendita e la delocalizzazione di ciò che rimane della ex-settima potenza economica ai tempi apparentemente giurassici della “liretta”, in realtà non più di 30 anni fa (12 tecnicamente). Ma ciò che fa più male in assoluto è la pauperizzazione del ceto medio, praticamente in via d’estinzione, la mortificante perdita di professionalità faticosamente acquisite, la negazione di un lavoro stabile, qualificato, giustamente remunerato per intere generazioni di giovani, anche se ottimamente formati da un ventennio di studio sostenuto da enormi sacrifici, mai riconosciuti, delle loro famiglie. Praticamente un Paese morto, senza futuro ne speranza, grazie al “grande Euro” che ha scacciato la “fragile Liretta”.
Ma oltre al danno ecco la beffa, per bocca degli stessi sinistrati sostenitori “a loro insaputa” di tutto ciò: “sì, ma grazie all’euro abbiamo domato l’inflazione, il patto di stabilità ha funzionato!”.
Quando proprio l’inflazione, il suo spread con quella tedesca, è stato la causa unica della nostra sconfitta scritta a priori negli indiscussi e indiscutibili trattati costitutivi di questa tonnara orwellaniamente chiamata UE. E mentre ora stiamo morendo di deflazione!
Sotto la falsa bandiera di una libertà mal interpretata, cioè tutta regalata alle onnipotenti Corporations col loro sistema unico bancario e le loro lobby, si sono sottomessi e schiavizzati i Popoli, uccidendo la democrazia e ricreando al loro interno quelle mostruose separazioni astrali tra pochi ricchi e molti poveri, inevitabile conseguenza di un sistema economico-monetario intrinsecamente divergente, fonte di corruzione che premia i peggiori rafforzandoli sempre più. Il mix dell’intransigenza tedesca con la deregulation anglosassone non poteva generare un mostro peggiore, funzionale però sia all’impero USA che al sub-impero teutonico, controllato sì, ma non dall’interno dell’Europa come sperava lo stolto Mitterand, ma direttamente da Washington, Pentagono e Wall Street, come la vicenda Ucraina sta confermando una volta di più, se mai ce ne fosse bisogno per gli incorreggibili ipovedenti selettivi.
In appendice un solo cenno alla domanda successiva: sì, ma come uscirne senza fracassarci le ossa?
Le nostre forze sono sottovalutate ma ancora più che sufficienti per farcela a risorgere, nonostante tutto, grazie all’incredibile resilienza degli italiani, sempre pronti a fare miracoli, come la nascita del M5S è lì a dimostrare sul piano politico.
Ma la prima leggenda da sfatare è l’ineluttabilità dell’esposizione alle aggressioni finanziarie dall’esterno.
Il pericolo è reale, lo si è visto in molte circostanze della storia contemporanea, ma è pur vero che tale pericolo è proporzionale all’arrendevolezza al pensiero unico in economia, al dogma liberista, che sdoganato dai cascami di quella che era un tempo l’opposizione di sinistra alla DC (a sua volta plagiata con la violenza da Washignton DC), ha ridotto il nostro Bel Paese ad uno stuoino, che fa gli interessi di tutti tranne il proprio. Ma questa è un’anomalia mondiale, e perfino europea! Sovranità significa semplicemente rinsavire, uscire una buona volta da questa condizione di subalternità esagerata e ingiustificata, fonte tra l’altro di quei disturbi della personalità accennati all’inizio. Tutti fanno il loro gioco, tranne noi, con grave danno non solo nostro, ma anche degli altri PIIGS che noi rappresentiamo come “azionista di riferimento”, per restare nella logica e nel linguaggio mainstream. Ma questo non unisce, al contrario spacca l’Europa, e noi non lo vogliamo. Vogliamo al posto della falsa unione attuale una vera collaborazione costruttiva, estesa da un ponte euro-asiatico per un mondo pacifico di Stati sovrani e cooperativi nel rispetto reciproco.
i noti estremi della patologia psichica che in questi momenti
drammaticamente difficili affliggono a destra e a sinistra i confusi dai grandi temi irrisolti dell’economia e della politica. Dissociazioni della personalità e deliri persecutori proliferano come epifenomeno di questa crisi.
Il dibattito su questa Europa dell’euro ne è l’esempio più eclatante, fonte inesauribile di casi clinici da psicopatologia della vita quotidiana, mentre i veri nemici del Popolo se la ridono dalle loro postazioni nascoste dalle quali lanciano esche avvelenate che confondono, dividono e catturano prede a man bassa, nella più abbondante pesca di anime malate, di corpi dannati nell’inferno di una tonnara sociale di proporzioni mai viste prima.
Le analisi descrittive trattate nel recente contributo di Enrico Grazzini (La sovranità nazionale è di destra?), se lette in quest’ottica, forniscono materiale abbondante, anche se non esaustivo, di riflessione e conferma, e ad esse rimando senza ripeterle.
Ma qual è la radice di questo male, che non è più tanto “oscuro” come ai tempi di Giuseppe Berto?
Delle sue varie facce mi limito ad affrontare quella tecnica, in risposta ad una provocatoria domanda del buon Michele Emiliano, sindaco piddino di Bari: “Ma perché proprio l’euro ci avrebbe rovinato?”
Perché l’euro, come ogni altra moneta garantita da un organo centrale, non è solo unità di conto, mezzo di scambio, riserva di valore. La moneta moderna è soprattutto uno strumento di governo, uno strumento indispensabile, come il coltello in cucina, che serve per affettare gli ingredienti ma può anche essere usato per fare una strage. Certo è che se ha la forma di un coltello alla “Rambo” sarà più efficace in questa sciagurata circostanza.
Per comprendere questa ambivalenza della moneta occorre però completare la definizione di moneta ampliandone gli orizzonti ben oltre la visione tecnica e ristretta di tutti i banchieri e di molti economisti, che purtroppo contribuiscono a limitare in tal senso anche l’immaginario collettivo.
Nella definizione di moneta occorre allora inserire, come parte fondante non separabile, tutto quel corpo di regole legalizzate che ne caratterizza l’uso in ogni contesto, dal semplice contratto di scambio tra privati alle grandi transazioni finanziarie tra enti di dimensioni macro, come ad es. Corporations, Banche, Stati.
Maastricht e l’euro, i trattati internazionali e le regole di Basilea, le tasse e i salari, la burocrazia e il sistema bancario, ecc. ecc., non sono realtà diverse e indipendenti, separabili tra loro, sono piuttosto le facce di una stessa moneta, di quell’oggetto virtuale che sta alla base del patto sociale e della civile convivenza tra cittadini di un unico Stato e tra popoli di un unico continente e pianeta.
Che il progetto euro sia frutto dell’ideologia dominante nell’impero centrale USA o nel sub-impero del IV Reicht tedesco è oggi un’interessante questione accademica, o domani materiale per i futuri storici, ma è invece questione urgente e vitale comprendere gli effetti reali che un siffatto sistema produce nei suoi sottosistemi, e giù giù fino al piccolo imprenditore veneto che non può più difendersi neppure con la fuga, se non quella estrema dalla vita stessa, o del padre di famiglia disperato che ha perso col lavoro anche la dignità e la sua unica fonte di reddito.
In pratica gli euroti della prima ora come Prodi, o dell’ora prima come Ciampi, hanno sposato il pensiero unico in economia di matrice anglosassone, o liberismo assoluto e totalizzante, imponendo alle masse i dogmi del “libero mercato”, della competitività sopra ogni cosa, dell’efficienza privatistica contro la corruzione nella gestione pubblica, della primazia del “consumatore solvente” nella condizione umana, ecc. ecc. Tutte cose che Maastricht e Lisbona traducono in “divieto di aiuti di Stato”, “divieto di dogane compensative”, “divieto di sovranità monetaria”, “limitazioni produttive”, “normative asfissianti”, ecc. ecc. fino al top dell’imposizione antidemocratica dell’euro, che altro non è che un divieto assoluto e insindacabile di riequilibrio naturale dei cambi tra monete utilizzate in Stati culturalmente e strutturalmente diversi, soprattutto nel loro tasso d’inflazione interno. Stati che però sono obbligati a conservare la responsabilità individuale dei loro “debiti sovrani” contratti in una valuta estera imposta, ipocritamente chiamata moneta unica comune. Questo è il liberismo all’europea, alla faccia del concetto di “libertà”! Praticamente una bestemmia economica che legalizza una truffa sistemica dall’esito scontato in partenza: una schiavitù di stampo medioevale dei Popoli sconfitti in una gara truccata, soggiogati dall’inevitabile indebitamento crescente, ben oltre la soglia dell’insolvenza. Ecco servito il IV Reicht, come sub-impero USA!
Gli effetti macroscopici sotto il nostro naso sono l’invasione estera dei nostri mercati fisici interni, la desertificazione del tessuto produttivo colpito al cuore con la distruzione delle PMI, la svendita e la delocalizzazione di ciò che rimane della ex-settima potenza economica ai tempi apparentemente giurassici della “liretta”, in realtà non più di 30 anni fa (12 tecnicamente). Ma ciò che fa più male in assoluto è la pauperizzazione del ceto medio, praticamente in via d’estinzione, la mortificante perdita di professionalità faticosamente acquisite, la negazione di un lavoro stabile, qualificato, giustamente remunerato per intere generazioni di giovani, anche se ottimamente formati da un ventennio di studio sostenuto da enormi sacrifici, mai riconosciuti, delle loro famiglie. Praticamente un Paese morto, senza futuro ne speranza, grazie al “grande Euro” che ha scacciato la “fragile Liretta”.
Ma oltre al danno ecco la beffa, per bocca degli stessi sinistrati sostenitori “a loro insaputa” di tutto ciò: “sì, ma grazie all’euro abbiamo domato l’inflazione, il patto di stabilità ha funzionato!”.
Quando proprio l’inflazione, il suo spread con quella tedesca, è stato la causa unica della nostra sconfitta scritta a priori negli indiscussi e indiscutibili trattati costitutivi di questa tonnara orwellaniamente chiamata UE. E mentre ora stiamo morendo di deflazione!
Sotto la falsa bandiera di una libertà mal interpretata, cioè tutta regalata alle onnipotenti Corporations col loro sistema unico bancario e le loro lobby, si sono sottomessi e schiavizzati i Popoli, uccidendo la democrazia e ricreando al loro interno quelle mostruose separazioni astrali tra pochi ricchi e molti poveri, inevitabile conseguenza di un sistema economico-monetario intrinsecamente divergente, fonte di corruzione che premia i peggiori rafforzandoli sempre più. Il mix dell’intransigenza tedesca con la deregulation anglosassone non poteva generare un mostro peggiore, funzionale però sia all’impero USA che al sub-impero teutonico, controllato sì, ma non dall’interno dell’Europa come sperava lo stolto Mitterand, ma direttamente da Washington, Pentagono e Wall Street, come la vicenda Ucraina sta confermando una volta di più, se mai ce ne fosse bisogno per gli incorreggibili ipovedenti selettivi.
In appendice un solo cenno alla domanda successiva: sì, ma come uscirne senza fracassarci le ossa?
Le nostre forze sono sottovalutate ma ancora più che sufficienti per farcela a risorgere, nonostante tutto, grazie all’incredibile resilienza degli italiani, sempre pronti a fare miracoli, come la nascita del M5S è lì a dimostrare sul piano politico.
Ma la prima leggenda da sfatare è l’ineluttabilità dell’esposizione alle aggressioni finanziarie dall’esterno.
Il pericolo è reale, lo si è visto in molte circostanze della storia contemporanea, ma è pur vero che tale pericolo è proporzionale all’arrendevolezza al pensiero unico in economia, al dogma liberista, che sdoganato dai cascami di quella che era un tempo l’opposizione di sinistra alla DC (a sua volta plagiata con la violenza da Washignton DC), ha ridotto il nostro Bel Paese ad uno stuoino, che fa gli interessi di tutti tranne il proprio. Ma questa è un’anomalia mondiale, e perfino europea! Sovranità significa semplicemente rinsavire, uscire una buona volta da questa condizione di subalternità esagerata e ingiustificata, fonte tra l’altro di quei disturbi della personalità accennati all’inizio. Tutti fanno il loro gioco, tranne noi, con grave danno non solo nostro, ma anche degli altri PIIGS che noi rappresentiamo come “azionista di riferimento”, per restare nella logica e nel linguaggio mainstream. Ma questo non unisce, al contrario spacca l’Europa, e noi non lo vogliamo. Vogliamo al posto della falsa unione attuale una vera collaborazione costruttiva, estesa da un ponte euro-asiatico per un mondo pacifico di Stati sovrani e cooperativi nel rispetto reciproco.
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