Venerdì 25 presidio in piazza Boccolino dalle 17.30
Sabato 26 ore 9.00 partenza dal piazzale San Carlo di Osimo, escursione e visita al monumento di Chigiano, pranzo al sacco.
Sono previsti due percorsi alternativi con partenza da Matelica o da S. Severino ed arrivo al monumento del Cap. Salvatore Valerio (noto anche come “monumento del partigiano”)
MATELICA Raduno a Braccano (monumento alle vittime dell’eccidio);
Trasferimento in auto lungo la strada per Roti e inizio dell’escursione a piedi verso Roti-Monte Argentaro- monumento del Cap. Salvatore Valerio (sentiero n. 168/E).
S. SEVERINO
Raduno a Chigiano; Trasferimento in auto a Valdiola Bassa e inizio della passeggiata a piedi verso Valdiola Alta-monumento del Cap. Salvatore Valerio.
In occasione delle celebrazioni della Festa della Liberazione organizzeremo volantinaggi ed una escursione con visita al cippo che ricorda i caduti partigiani osimani di Chigiano, volte ad attualizzare i valori della Resistenza e ciò che di essi traduce la nostra Costituzione, malgrado i tentativi di svilirla e distorcerla operata da quanti dovrebbero essere deputati a difenderla, a cominciare dal capo dello Stato e dai governi senza mandato succedutesi al servizio dei poteri eurocratici.
Dell’art.11 é stata fatta carne di porco, a cominciare dall’invasione della Somalia, alle varie guerre camuffate da missioni di pace, fino all’affare F35 (sorta di maxitangente da pagare, con soldi nostri, al Pentagono e Finmeccanica). Dalla repubblica fondata sul lavoro siamo passati alla repubblica fondata sulle delocalizzazioni, sul precariato e sui licenziamenti compulsivi del jobs act di Renzi che, se continuiamo a lasciarli fare, saranno tentati di inserire in costituzione al pari del fiscal compact. La Germania occupante che i nostri partigiani combatterono oggi ci strozza imponendoci le politiche economiche e la distruzione delle tutele sociali. L’impero europeo ante litteram, vagheggiato dai nazisti si sta oggi realizzando con le armi del capitale finanziario globalizzato e sotto gli auspici di un pericoloso neo-atlantismo, volto a premere sui confini russi. Sotto l’effige dell’Euro, spacciato dalle - per ora - numerose file di collaborazionisti come strumento di progresso e di pace, si sta costruendo una gabbia per imprigionare i popoli, specialmente quelli del sud Europa, privarli di sovranità ed impoverirli.
A questo disegno i popoli sapranno opporre una nuova e necessaria Resistenza che costruisca ponti di solidarietà e fratellanza a partire da percorsi di liberazione nazionale che non potranno, secondo noi, prescindere dai seguenti passaggi:
1. Uscita unilaterale dall’eurozona.
2. Disdetta dei trattati fondanti dell’UE (Maastricht, Mes, Fiscal Compact)
3. Sganciamento della Banca d’Italia dalla BCE ed emissione di una nuova
moneta nazionale.
4. Controllo statale sul sistema bancario e sui grandi movimenti di capitale.
5. Ripudio del Debito Pubblico.
6. Nuova politica economica attraverso un piano organico per il lavoro volto al
riassorbimento integrale della disoccupazione, per la tutela del territorio, dei beni artistici ed ambientali, della salute, della scuola e della ricerca.
Non per rinchiuderci in autarchici e sciovinisti confini nazionali ma per porre le basi di un nuovo socialismo
Vogliamo credere che sarà proprio da quei popoli, protagonisti delle lotte partigiane di liberazione contro la dittatura nazista ed i collaborazionisti fascisti, ad iniziare la disfatta dell’Eurodittatura e con questo sentimento andiamo a ricordare, non commemorare perché si commemorano i defunti, il martirio dei migliori figli di Osimo, caduti a Chigiano.
Il 23 e 24 marzo 1944 l’atto più alto che Osimo compie ai fini dell’Unità d’Italia aggiungendovi libertà e democrazia
I figli più cari: Alessio Lavagnoli, Franco Stacchiotti, Piero Graciotti, Lelio Castellani
E il 23 e 24 marzo di quel lunghissimo 1944, un inverno rigido e nevoso come pochi, si copie il destino di 24 partigiani e di 4 osimani, un cameranese e un sirolese.
L’Alpen Krieg della seconda divisione H.Goering tedesca decide un’azione di rastrellamento nella zona attorno al M.S. Vicino, a S. Severino Marche, Calderola, Tolentino.
Nella zona di Chigiano vengono schierati quattro battaglioni misti di fascisti e tedeschi, oltre 2000 unità, armati di mortai, mitragliatrici e fucili mitragliatori, nonché di una radio trasmittente che stavano avanzando tra le montagne.
I reparti degli occupanti avanzavano da Matelica su Braccano, da Castelraimondo su Gagliole e da San Severino su Roti e, caduto questo avamposto con il capitano Valerio, volgevano verso Chigiano.
Le formazioni partigiane attestate nel medio-alto maceratese e attorno alle pendici del S. Vicino, erano un pericolo sicuro per il defluire delle divisioni tedesche in ritirata dopo l’abbattimento della Linea Gustav, tentando una nuova difesa su un fronte che andavano da Pesaro a La Spezia, in un fronte di guerra che correva in massima parte lungo l’appennino tosco-emiliano: la linea Gotica.
I partigiani attorno a Chigiano e Valdiola entrarono in contatto con i tedeschi nella notte tra il 22 e il 23 marzo e ne scaturì un cruento scontro a fuoco.
Tutte le formazioni partigiane di Elcito, Frontale fino a Serra S.Quirico furono impegnate a respingere i nazisti aiutati nell’impresa dai fascisti locali: nazifascisti che alla fine lasciarono sul campo diversi soldati feriti a morte e che per questo non si ripresenteranno più in zona.
Finita la battaglia si contarono vittime anche tra i partigiani del distaccamento “Mario”. Dal ponte di Chigiano, che attraversa le due sponde del Musone, ai partigiani si presentò uno spettacolo pietoso: nel sottostante greto del fiume giacevano tremendamente mutilati anche nelle parti più intime, sfigurati i visi per evitarne il riconoscimento, sei corpi.
Tra quelle vite spezzate quattro sono quelle di osimani: Franco Stacchiotti, cui verrà dedicato successivamente il Gap del Fiumicello, Piero Graciotti, Lelio Castellani e Alessio Lavagnoli, oltre a quelli di Giuseppe Paci, e Augusto Filippi.
Quei corpi orribilmente massacrati furono allora trasportati con la Lancia Stura requisita al vescovo di Macerata e sepolti nel piccolo cimitero di Frontale da dove vennero riesumati e inviati a Osimo solo dopo la Liberazione.
Lelio Castellani venne riconosciuto solo da una boccetta di brillantina che venne trovata addosso ad uno di quei corpi.
In questa stessa azione, un altro partigiano, ma appartenente al gruppo “Ferro” dell’anconetano Emilio Ferretti, Anacleto Giulietti di Sirolo, correndo in soccorso dei compagni di Valdiola da Elcito, finì nelle mani dei nazifascisti.
La dichiarazione di morte verrà stilata solo tre anni dopo quando uno dei corpi rimasti senza nome perché irriconoscibili, venne riconosciuto in quello del marinaio di Sirolo.
In quella giornata di scontri perse la vita anche Lubiano Bondi di Camerano.
Settant’anni nella vita di un uomo possono essere abbastanza.
Per la storia settant’anni sono l’altro ieri; per chi crede negli ideali di libertà, di democrazia, di giustizia e di pace sono ieri.
Per chi difende gli ideali di libertà, di democrazia, di giustizia e di pace quei tragici eventi sono “domani”.
[fonte ANPI Osimo. Armando Duranti)]
Raduno a Chigiano; Trasferimento in auto a Valdiola Bassa e inizio della passeggiata a piedi verso Valdiola Alta-monumento del Cap. Salvatore Valerio.
1. Uscita unilaterale dall’eurozona.
2. Disdetta dei trattati fondanti dell’UE (Maastricht, Mes, Fiscal Compact)
3. Sganciamento della Banca d’Italia dalla BCE ed emissione di una nuova
moneta nazionale.
4. Controllo statale sul sistema bancario e sui grandi movimenti di capitale.
5. Ripudio del Debito Pubblico.
6. Nuova politica economica attraverso un piano organico per il lavoro volto al
riassorbimento integrale della disoccupazione, per la tutela del territorio, dei beni artistici ed ambientali, della salute, della scuola e della ricerca.
Non per rinchiuderci in autarchici e sciovinisti confini nazionali ma per porre le basi di un nuovo socialismo
Vogliamo credere che sarà proprio da quei popoli, protagonisti delle lotte partigiane di liberazione contro la dittatura nazista ed i collaborazionisti fascisti, ad iniziare la disfatta dell’Eurodittatura e con questo sentimento andiamo a ricordare, non commemorare perché si commemorano i defunti, il martirio dei migliori figli di Osimo, caduti a Chigiano.
Il 23 e 24 marzo 1944 l’atto più alto che Osimo compie ai fini dell’Unità d’Italia aggiungendovi libertà e democrazia
I figli più cari: Alessio Lavagnoli, Franco Stacchiotti, Piero Graciotti, Lelio Castellani
E il 23 e 24 marzo di quel lunghissimo 1944, un inverno rigido e nevoso come pochi, si copie il destino di 24 partigiani e di 4 osimani, un cameranese e un sirolese.
L’Alpen Krieg della seconda divisione H.Goering tedesca decide un’azione di rastrellamento nella zona attorno al M.S. Vicino, a S. Severino Marche, Calderola, Tolentino.
Nella zona di Chigiano vengono schierati quattro battaglioni misti di fascisti e tedeschi, oltre 2000 unità, armati di mortai, mitragliatrici e fucili mitragliatori, nonché di una radio trasmittente che stavano avanzando tra le montagne.
I reparti degli occupanti avanzavano da Matelica su Braccano, da Castelraimondo su Gagliole e da San Severino su Roti e, caduto questo avamposto con il capitano Valerio, volgevano verso Chigiano.
Le formazioni partigiane attestate nel medio-alto maceratese e attorno alle pendici del S. Vicino, erano un pericolo sicuro per il defluire delle divisioni tedesche in ritirata dopo l’abbattimento della Linea Gustav, tentando una nuova difesa su un fronte che andavano da Pesaro a La Spezia, in un fronte di guerra che correva in massima parte lungo l’appennino tosco-emiliano: la linea Gotica.
I partigiani attorno a Chigiano e Valdiola entrarono in contatto con i tedeschi nella notte tra il 22 e il 23 marzo e ne scaturì un cruento scontro a fuoco.
Tutte le formazioni partigiane di Elcito, Frontale fino a Serra S.Quirico furono impegnate a respingere i nazisti aiutati nell’impresa dai fascisti locali: nazifascisti che alla fine lasciarono sul campo diversi soldati feriti a morte e che per questo non si ripresenteranno più in zona.
Finita la battaglia si contarono vittime anche tra i partigiani del distaccamento “Mario”. Dal ponte di Chigiano, che attraversa le due sponde del Musone, ai partigiani si presentò uno spettacolo pietoso: nel sottostante greto del fiume giacevano tremendamente mutilati anche nelle parti più intime, sfigurati i visi per evitarne il riconoscimento, sei corpi.
Tra quelle vite spezzate quattro sono quelle di osimani: Franco Stacchiotti, cui verrà dedicato successivamente il Gap del Fiumicello, Piero Graciotti, Lelio Castellani e Alessio Lavagnoli, oltre a quelli di Giuseppe Paci, e Augusto Filippi.
Quei corpi orribilmente massacrati furono allora trasportati con la Lancia Stura requisita al vescovo di Macerata e sepolti nel piccolo cimitero di Frontale da dove vennero riesumati e inviati a Osimo solo dopo la Liberazione.
Lelio Castellani venne riconosciuto solo da una boccetta di brillantina che venne trovata addosso ad uno di quei corpi.
In questa stessa azione, un altro partigiano, ma appartenente al gruppo “Ferro” dell’anconetano Emilio Ferretti, Anacleto Giulietti di Sirolo, correndo in soccorso dei compagni di Valdiola da Elcito, finì nelle mani dei nazifascisti.
La dichiarazione di morte verrà stilata solo tre anni dopo quando uno dei corpi rimasti senza nome perché irriconoscibili, venne riconosciuto in quello del marinaio di Sirolo.
In quella giornata di scontri perse la vita anche Lubiano Bondi di Camerano.
Settant’anni nella vita di un uomo possono essere abbastanza.
Per la storia settant’anni sono l’altro ieri; per chi crede negli ideali di libertà, di democrazia, di giustizia e di pace sono ieri.
Per chi difende gli ideali di libertà, di democrazia, di giustizia e di pace quei tragici eventi sono “domani”.
[fonte ANPI Osimo. Armando Duranti)]
Raduno a Chigiano; Trasferimento in auto a Valdiola Bassa e inizio della passeggiata a piedi verso Valdiola Alta-monumento del Cap. Salvatore Valerio.
Walter Hallstein, primo presidente dell'Unione Europea, fu il giurista nazista che definì le leggi per sottomettere le nazioni europee conquistate da Hitler.
RispondiEliminaLo stesso Walter Hallstein fu poi tra i padri fondatori della Unione Europea, ne fu il primo presidente e fu presidente della commissione europea per nove anni, dal 1958 al 1967.
Walter Hallstein per nove anni, dal 1958 al 1967 fu l’architetto in capo della costruzione dell’Unione Europea, comandando un’armata di migliaia di burocrati al di fuori di ogni controllo democratico.
L'Unione Europea di Bruxelles non è una democrazia ma una dittatura perché il popolo non può eleggere la Commissione Europea che non può nemmeno essere destituita.
ebook gratuito a: http://www.relay-of-life.org/it/chapter.html