lunedì 28 aprile 2014

IL NOSTRO 25 APRILE, NON QUELLO LORO di Michele Berti

Michele Berti, vive a Rovereto ed è un membro del Coordinamento. Riportiamo il suo intervento alla locale manifestazione del 25 aprile.


“Sono molto deluso. Non ho grande ottimismo per il futuro.
Noi tra un po’ moriremo e andremo tra quelli che non hanno più bisogno di pane. Rimarrete voi. Tutto intorno c’è un frastuono di cose banali. Forse abbiamo perso". 
Carlo Lamberti, Classe 1924 partigiano Brigate Garibaldi

Se non impastoiata dall’omologazione, la festa della Liberazione è, e sempre dovrà essere, un momento di riflessione doveroso verso le persone che con il sacrificio della propria vita hanno aiutato il nostro paese a sconfiggere il fascismo e ad incamminarsi verso una democrazia che appare oggi, oltre che non pienamente raggiunta nei suoi scopi di uguaglianza e giustizia sociale, anche in grave pericolo.

L’unico contributo che voglio portare è la lettura di un intervento ad una radio veneta nel 1987 di Alberto Sartori, commissario politico della Brigata Pasubiana che operava nella zona del Pasubio e dei monti Lessini durante la Resistenza. Le parole di Sartori mettono in evidenza uno dei motivi per cui siamo qui oggi. Ricordare si, ma anche difendere e prepararsi ogni giorno di più a scontrarsi con chi sta cercando di smantellare tutte le conquiste democratiche che il nostro Paese con sofferenza ha raggiunto.
«Quanto ho sofferto a quell’epoca, e la gente non capiva, non capiva. Altro che storie, altro che storie. Questi avventurieri, queste canaglie... Madonna ragazzi, aver fatto...perché la mia tribolazione e la mia sofferenza in quel poco che mi resta ancora da vivere è pensando a tutti i giovani che ho portato a morire, sono morti, non hanno lottato, combattuto, cantato Bella ciao (che poi l’hanno inventata i pretucoli dell’Emilia Romagna quella canzonetta là)...e penso....sono morti, ma sono morti per qualcosa di diverso da questa fogna di ingiustizie. Ecco perché, ne soffro, ne soffro, e penso che voi giovani, quello che vi aspetta, sarà ancora più duro di quello che abbiamo conosciuto noi. Ma molto più duro. Perché allora, il nostro nemico, il fascismo, i tedeschi, i nazisti avevano l’uniforme e si chiamavano fascisti o nazisti. Non si camuffavano. E allora il nemico era visibile, chiaro. Si trattava di coraggio, spirito di sacrificio, tanta fede nella vittoria per combatterli. Adesso però, la difficoltà è di individuare il nemico che si sta camuffando, anche sotto le bandiere rosse.
Conclude Sartori:
«Ti dirò però, che abbiamo seminato. Ci sono dei giovani che guardano ancora al passato integro dei militanti che sono rimasti fedeli ai principi per cui si combatteva».
Uscire dall’Europa liberista, Difendere la Costituzione,Riconquistare la sovranità

Questi sono gli obiettivi del Coordinamento nazionale della sinistra contro l’Euro
“Il nemico principale è il più dannoso e, soprattutto, il più potente. Oggi, è rappresentato dal capitalismo e dalla società di mercato sul piano economico, dal liberalismo sul piano politico, dall’individualismo sul piano filosofico, dalla borghesia sul piano sociale e dagli Stati Uniti sul piano geopolitico.”
Prima di proseguire nella presentazione del documento politico fondativo del Coordinamento della sinistra contro l’euro, volevo soffermarmi sul significato di sovranità nazionale. 

Molte volte il concetto di sovranità nazionale viene considerato dai più puri internazionalisti come retaggio delle destre in netto contrasto con la storia della nostra Repubblica, della nostra Costituzione e della ricorrenza che oggi festeggiamo. Dalla Resistenza è nata la nostra Costituzione e la nostra Repubblica. Riflettiamo sul significato storico e politico di questo processo in relazione all’utopia pericolosa dell’Europa dei popoli e a questo desiderio illogico di totalità, di ridurre tutto ad uno, caratteristica della globalizzazione.

Sovranità popolare e politica significa sovranità economica, sovranità militare e sovranità culturale. Gli Stati, come istituzioni democratiche (anche se di origine borghese) sono di ostacolo al capitalismo neoliberista dominante in quanto perseguono politiche economiche che tendono alla redistribuzione della ricchezza e risultano concorrenti inattaccabili in settori strategici. L’esigenza di massimizzare il tasso profitto sopra ogni cosa, rende questo capitalismo finanziario lo strumento attraverso il quale si distruggono gli Stati, ostacoli del profitto incondizionato e si costruiscono le zone di libero scambio, ove capitali e persone possono circolare senza vincoli, senza quella funzione sociale che la nostra Costituzione prevede.

Art.41: «L’iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali».


Il primo caposaldo democratico alle nostre spalle è lo Stato nazionale, custode della sovranità popolare. Questa Europa non è un’entità politica costruita attorno al concetto di democrazia, ma è stata plasmata secondo gli interessi di chi non riconosce i principi democratici ma solo i principi liberisti del mercato. Costringere uno Stato sovrano, un popolo ad indebitarsi sui mercati finanziari per sostenere i servizi sociali, la scuola e tutti i beni comuni dei cittadini è insostenibile e porterà al disastro sociale che incominciamo a percepire in questi mesi. Per questo associazioni e privati cittadini hanno ritenuto doveroso incominciare a lavorare ad un progetto diverso con l’obiettivo di salvaguardare il nostro Paese ed il nostro futuro di cittadini.

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