di Shirin Chehayed
Nel Coordinamento nazionale della sinistra contro l'euro ci sono opinioni diverse sulle elezioni europee. Pubblichiamo l'intervento di una compagna di Bottega Partigiana.
Non credo che le elezioni europee del prossimo 25 maggio potranno avere un impatto così forte da poter cambiare nel breve termine l’equilibrio delle vite di quei milioni di persone che vivono sulla propria pelle la violenza delle politiche di austerity.
Nel panorama politico che concorre ad aprirsi un varco con cui entrare nei palazzi di Bruxelles non vedo nessuna forza politica da cui mi sento rappresentata che nel proprio programma porti avanti l’uscita dall’euro come cavallo di battaglia necessario per cambiare gli attuali equilibri sociali.
Una possibilità potrebbe essere l’astensione, ma penso sia una scelta sbagliata in quanto ci si toglie la possibilità di dare un segnale efficace all’opinione pubblica.
Il blocco PD-Forza Italia-Scelta Civica non è ovviamente degno di essere preso in considerazione, ma, essendo il braccio dell’attuale sistema politico-economico neoliberista, è interessante da osservare per via delle modalità con cui si muove per cercare di reinventarsi il solito messaggio che a tratti assume un espressione ironica dal sapore profondamente bigotto e in altri momenti cerca di porsi in maniera dirompente e innovativo con un retrogusto di ipocrisia. Lo spot per le elezioni confezionato dal PD in cui l’Europa dovrebbe "cambiare verso" ne è un esempio eloquente. È chiaro che l’unico intento di questo blocco politico è quello di mantenere l’attuale ordine politico-economico facendo leva sull’opinione pubblica con l'intento di suscitare una subdola idea di cambiamento che non vogliono perché li costringerebbe a perdere il proprio potere.
I partiti politici che si battono per l’uscita dall’euro sono la Lega Nord e in parte Fratelli d’Italia, forze politiche in cui non mi rispecchio minimamente per ovvi motivi di provenienza culturale e geografica. È vero, come sostiene qualcuno, che queste non sono elezioni di carattere nazionale, ed è anche vero che tra i candidati di queste forze politiche ci sono figure indipendenti che, pur non condividendo la visione politica dei partiti con cui si candidano, hanno fatto la scelta di concorre al loro interno, in quanto sono stati gli unici che hanno dato loro la possibilità di parlare ed agire per la battaglia contro lo strumento euro.
La mia sarà anche la classica visione ideale dei perdenti, ma, pur di vincere, non sono disposta ad appoggiare chi non sostiene a spada tratta i miei stessi principi d’azione, perché ritengo che il trovarsi in questa condizione di crisi di civiltà dipenda proprio dalla mentalità comune che ha favorito questo genere di pragmatismo a discapito di “puffesche” questioni di principio.
Non appoggerò la lista Tsipras perché, nonostante sia sostenuta da forze politiche i cui militanti agiscono con la massima buona fede, ritengo che di fatto sia un’operazione di marketing politico che pur condannando le politiche di austerity, i trattati europei e il Fiscal Compact, si rifiuta di andare alla radice dei problemi, ovvero la moneta unica. Ritengo quindi che, come tutte le operazioni di marketing politico, la lista Tsipras sia uno strumento elettorale costruito ad hoc per disperdere i voti di tutte quelle persone che agiscono con sani principi, ma pur facendosi promotori di azioni e pratiche sociali condivisibili, non hanno capito il problema tecnico e politico dell’Eurozona.
In previsione di una futura azione unitaria, nonostante le tante contraddizioni, ho deciso di dare il mio voto al Movimento 5 Stelle, in quanto, rispetto alle altre forze in campo, ritengo essere quello più vicino alla prospettiva che auspico per il futuro.
Ritengo che una vittoria del 5 Stelle potrebbe essere un ottimo schiaffo in faccia alla mentalità ipocrita che ci governa e che darebbe filo da torcere al blocco neoliberista che fino ad ora ha perpetuato in forma unitaria la macelleria sociale che ci ha ridotti in questa condizione di povertà, precarietà e disoccupazione.
Mi piacerebbe molto se dal Movimento venisse fuori in maniera chiara e decisa un’anima anticapitalista e antiliberista. Sarei più felice se, anziché promuovere un referendum per chiedere a una massa di italiani manipolati dai media mainstream di scegliere se uscire dall’euro, si battessero per uscirne senza se e senza ma, in quanto ciò che c’è in ballo è una catastrofe umanitaria.
Mi auguro che col tempo venga compreso che il reddito di cittadinanza può essere un tampone per aiutare coloro che in questo momento sono allo stremo delle forze, ma che portato avanti come cavallo di battaglia di politica economica potrebbe diventare un qualcosa di strumentale alla visione liberista hayekiana che prevede di dare le briciole al popolo per tenerlo suddito delle solite lobby economiche. Spero che con tempo si arrivi a comprendere che la battaglia necessaria è da direzionare verso piani di investimento statale per la piena occupazione, perché in fondo ciò che tutti vogliamo è una prospettiva socialista che dia dignità, giustizia sociale e libera espressione ad ogni cittadino, in modo da raggiungere condizioni di vita più degne per ogni cittadino.
Mi auguro di cuore che al forum europeo Oltre l’euro. L’alternativa c’è che stiamo organizzando ad Assisi per il periodo che va dal 20 al 24 agosto partecipi una cospicua presenza di attivisti grillini e magari un qualche nome di spicco.
Nel panorama politico che concorre ad aprirsi un varco con cui entrare nei palazzi di Bruxelles non vedo nessuna forza politica da cui mi sento rappresentata che nel proprio programma porti avanti l’uscita dall’euro come cavallo di battaglia necessario per cambiare gli attuali equilibri sociali.
Una possibilità potrebbe essere l’astensione, ma penso sia una scelta sbagliata in quanto ci si toglie la possibilità di dare un segnale efficace all’opinione pubblica.
Il blocco PD-Forza Italia-Scelta Civica non è ovviamente degno di essere preso in considerazione, ma, essendo il braccio dell’attuale sistema politico-economico neoliberista, è interessante da osservare per via delle modalità con cui si muove per cercare di reinventarsi il solito messaggio che a tratti assume un espressione ironica dal sapore profondamente bigotto e in altri momenti cerca di porsi in maniera dirompente e innovativo con un retrogusto di ipocrisia. Lo spot per le elezioni confezionato dal PD in cui l’Europa dovrebbe "cambiare verso" ne è un esempio eloquente. È chiaro che l’unico intento di questo blocco politico è quello di mantenere l’attuale ordine politico-economico facendo leva sull’opinione pubblica con l'intento di suscitare una subdola idea di cambiamento che non vogliono perché li costringerebbe a perdere il proprio potere.
I partiti politici che si battono per l’uscita dall’euro sono la Lega Nord e in parte Fratelli d’Italia, forze politiche in cui non mi rispecchio minimamente per ovvi motivi di provenienza culturale e geografica. È vero, come sostiene qualcuno, che queste non sono elezioni di carattere nazionale, ed è anche vero che tra i candidati di queste forze politiche ci sono figure indipendenti che, pur non condividendo la visione politica dei partiti con cui si candidano, hanno fatto la scelta di concorre al loro interno, in quanto sono stati gli unici che hanno dato loro la possibilità di parlare ed agire per la battaglia contro lo strumento euro.
La mia sarà anche la classica visione ideale dei perdenti, ma, pur di vincere, non sono disposta ad appoggiare chi non sostiene a spada tratta i miei stessi principi d’azione, perché ritengo che il trovarsi in questa condizione di crisi di civiltà dipenda proprio dalla mentalità comune che ha favorito questo genere di pragmatismo a discapito di “puffesche” questioni di principio.
La spinta propulsiva necessaria per un cambiamento concreto penso che arriverà nel momento in cui, a livello di mentalità di massa, si invertirà la tendenza riuscendo ad agire secondo criteri di scelta differenti da quelli che dominano la mentalità sociale, ma se si rimanda questo processo perché ogni volta c’è un’urgenza, non cambierà mai nulla.
Nell’attuale panorama politico ciò che resta sono la lista Tsipras e il Movimento 5 Stelle.
Nell’attuale panorama politico ciò che resta sono la lista Tsipras e il Movimento 5 Stelle.
Non appoggerò la lista Tsipras perché, nonostante sia sostenuta da forze politiche i cui militanti agiscono con la massima buona fede, ritengo che di fatto sia un’operazione di marketing politico che pur condannando le politiche di austerity, i trattati europei e il Fiscal Compact, si rifiuta di andare alla radice dei problemi, ovvero la moneta unica. Ritengo quindi che, come tutte le operazioni di marketing politico, la lista Tsipras sia uno strumento elettorale costruito ad hoc per disperdere i voti di tutte quelle persone che agiscono con sani principi, ma pur facendosi promotori di azioni e pratiche sociali condivisibili, non hanno capito il problema tecnico e politico dell’Eurozona.
In previsione di una futura azione unitaria, nonostante le tante contraddizioni, ho deciso di dare il mio voto al Movimento 5 Stelle, in quanto, rispetto alle altre forze in campo, ritengo essere quello più vicino alla prospettiva che auspico per il futuro.
Ritengo che una vittoria del 5 Stelle potrebbe essere un ottimo schiaffo in faccia alla mentalità ipocrita che ci governa e che darebbe filo da torcere al blocco neoliberista che fino ad ora ha perpetuato in forma unitaria la macelleria sociale che ci ha ridotti in questa condizione di povertà, precarietà e disoccupazione.
Mi piacerebbe molto se dal Movimento venisse fuori in maniera chiara e decisa un’anima anticapitalista e antiliberista. Sarei più felice se, anziché promuovere un referendum per chiedere a una massa di italiani manipolati dai media mainstream di scegliere se uscire dall’euro, si battessero per uscirne senza se e senza ma, in quanto ciò che c’è in ballo è una catastrofe umanitaria.
Mi auguro che col tempo venga compreso che il reddito di cittadinanza può essere un tampone per aiutare coloro che in questo momento sono allo stremo delle forze, ma che portato avanti come cavallo di battaglia di politica economica potrebbe diventare un qualcosa di strumentale alla visione liberista hayekiana che prevede di dare le briciole al popolo per tenerlo suddito delle solite lobby economiche. Spero che con tempo si arrivi a comprendere che la battaglia necessaria è da direzionare verso piani di investimento statale per la piena occupazione, perché in fondo ciò che tutti vogliamo è una prospettiva socialista che dia dignità, giustizia sociale e libera espressione ad ogni cittadino, in modo da raggiungere condizioni di vita più degne per ogni cittadino.
Mi auguro di cuore che al forum europeo Oltre l’euro. L’alternativa c’è che stiamo organizzando ad Assisi per il periodo che va dal 20 al 24 agosto partecipi una cospicua presenza di attivisti grillini e magari un qualche nome di spicco.
A me è sufficiente sapere, oltre la questione euro-si, euro-no, che se votare per Grillo è il solo modo per sbarrare la strada all'uomo più pericoloso del mondo: Matteo Renzi, e quindi impedire che la classe dominante chiuda la crisi politica a suo vantaggio. Non voglio nemmeno pensare ad un scenario in cui il RENZI-pd abbia sfondato....
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