giovedì 19 giugno 2014

VIVA L'ARGENTINA di Piemme*

Ricordate la vicenda dei Tango bond e del default argentino del 2001? Strozzata dalla finanza predatoria internazionale, in primo luogo da alcuni potenti hedge found che avevano speculato sul debito argentino, l'Argentina si dichiarò insolvente e si rifiutò di rimborsare i creditori-strozzini.
Fu un gesto sacrosanto di autodifesa grazie al quale, dopo una prima fase di sconquasso, l'economia del paese poté riprendersi (vedi la tabella accanto).
L'andamento del Pil argentino

Nel 2005 e nel 2010 gran parte dei creditori (il 92%) accettò un accordo di cosidettto "concambio", ovvero accettò di scambiare i propri titoli scaduti con titoli nuovi al 35% del valore nominale di quelli vecchi. Il resto dei creditori invece, alcuni tra i più spietati fondi speculativi, non aderirono alla ristrutturazione dei loro crediti (debiti per l'Argentina), rifiutarono i concambi e fecero ricorso presso un tribunale nordamericano —le transazioni sui titoli argentini avvenivano sotto giurisdizione USA, proprio come alla Grecia, dopo il default del 2010, è stato imposto di soggiacere a quella inglese. Quel tribunale americano diede ragione ai creditori: i titoli dovevano essere rimborsati al 100x100 del loro valore nominale.

Contro quella sentenza il governo della Presidenta Kirchner fece ricorso presso la Corte suprema nord-americana. L'altro ieri, come c'era da aspettarsi, la Corte suprema Usa harespinto il ricorso della Casa Rosada contro una sentenza in cui la si obbliga a indennizzare per il 100% del valore originale i fondi di investimento che ancora possiedono le sue obbligazioni. Così, il 30 giugno il tribunale competente deciderà se pretendere da Buenos Aires un miliardo 300 milioni di dollari in contanti, oppure, se obbligarla ad accordare un pagamento a rate.


In tal caso, chi nel 2005 e nel 2010 accettò di scambiare i propri titoli scaduti, con un bond equivalente al 35% del valore pagato, potrebbe reclamare la clausola pari passu, per cui ogni creditore deve essere risarcito secondo le condizioni ottenute dal miglior negoziatore, e farsi restituire la differenza. Uno scenario in cui all’Argentina sarebbero chiesti 15 miliardi di dollari, quando la sua banca centrale ne possiede 28.

Ieri la Presidenta Cristina Kirchner è intervenuta dicendo che il suo Paese onorerà gli impegni assunti
Cristina Kirchner ieri, mentre annuncia che rifiuta l'estorsione
nel 2005 e nel 2010, che rispetterà la prossima scadenza dei rimborsi (900milioni di dollari il 30 giugno) ma che respinge le decisioni nordamericane, che il suo Paese reistsreà in ogni modo a quella che ha definito giustamente una "estorsione".

La Kirchner ha sferrato un attacco frontale contro la finanza predatoria mondiale: «Non è un problema finanziario o giuridico, la sentenza convalida un modello finanziario su scala globale di rapina che potrebbe portare a tragedie inimmaginabili».

Ben detto!

I guardiani del sistema di capitalismo-casinò hanno immediatamente reagito rabbiosi alle dichiarazioni coraggiose della Kirchner. Immediatamente è giunta un'altra "sentenza" quella di Standard & Poors, che ha abbassato di due gradini il rating del paese, portandolo da CCC+ a CCC-. E così sono inziati i rumorssull'imminente secondo default dell'Argentina.

Tieni duro Argentina!


Fonte: SOLLEVAZIONE

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