Uscire dall’euro,
riconquistare la sovranità
USCIRE DALLA CRISI
PER UNA ALTERNATIVA DI SOCIETÀ
«Il
nostro Paese sta subendo una catastrofe senza precedenti. Tutti i principali
indicatori economici confermano che il motore del capitalismo italiano si è da
tempo inceppato, che sta imboccando la via del declino. L’impatto sul tessuto
sociale non è meno devastante di quelli prodotti dalle due guerre del secolo
scorso.
I
circoli dirigenti delle classi dominanti hanno enormi responsabilità per lo
stato in cui versa il nostro Paese.
La nascita dell'UE e l'inizio della stagnazione
Nel clima
di euforia imperialistica succeduto al crollo del Muro di Berlino e dell’Unione
sovietica le classi dirigenti accelerarono la corsa verso la costruzione del
progetto dell’Unione Europea e della moneta unica, nella convinzione che
sottoponendosi al “vincolo esterno”, ovvero alle regole monetariste e neo-mercantili
di marca tedesca, il Paese sarebbe guarito dalle sue patologie, diventando
“normale”. Erano gli anni della nascita per via giudiziaria della “Seconda
Repubblica”, dell’idea liberista di “meno Stato più mercato”, della
deregulation e delle privatizzazioni, della trasformazione affaristico-speculativa del sistema bancario, dell’attacco
sistematico al lavoro salariato, della svendita del debito pubblico e
dell’intero “sistema Paese” alla finanza predatoria globale.
Malgrado lo shock
del 1992 (quando la Lira dovette uscire dallo Sme) i circoli dominanti
ripresero senza esitazioni la marcia verso la definitiva cessione della
sovranità politica alla Commissione europea di Bruxelles e di quella monetaria
a Francoforte. Il risultato è noto: da allora il Paese ha conosciuto una
prolungata stagnazione economica.
La crisi
Col
collasso finanziario del 2008 l’Euro(pa) è da allora l’epicentro della crisi
economica globale. I cataclismi a catena dell’Irlanda, della Grecia, della
Spagna e del Portogallo, mostrarono l’assurdità dell’idea di una moneta senza
Stato e che le crepe dell’unione monetaria erano insanabili. Invece di fare finalmente
marcia indietro, di prendere atto del fallimento conclamato dell’euro e del dogma del
“vincolo esterno”, le nostre classi dominanti hanno insistito nella
loro follia ideologica, trasformandola nel crimine di crudeli politiche di
austerità. Invece di invertire la rotta essi hanno accettato di commissariare
l’Italia, di farne l’agnello sacrificale per tenere in vita l’euro — di qui
l’adesione al Mes, al Fiscal compact, fino all’iscrizione del pareggio di
bilancio in Costituzione. L’economia italiana, già malata, è stata così colpita
a morte e il tessuto sociale disintegrato.
Ora, la
lobby economico-politica al potere, utilizzando una casta
asservita di politici privi di qualsivoglia autonomia, gratificati con dei
privilegi, annuncia ipocritamente che forse occorrerebbe “un cambio di passo”,
che “bisognerebbe lasciarsi alle spalle la fase dell’austerità”, che si
dovrebbero ricontrattare i Trattati, supplicando la Merkel ad adottare
politiche espansive. Vorrebbero chiudere la stalla dopo che i buoi sono
scappati.
Ipotesi
velleitaria. Mentre l’Italia s’impoveriva e cedeva gradualmente la sua sovranità
nazionale, la Germania, attraverso la sua politica mercantilista, consolidava
la propria, diventando il Moloch la cui potenza dipende dal sacrificio delle
altre nazioni. L’Unione è così diventata una pertinenza tedesca, la moneta
unica sua arma, la pervasiva tecnocrazia europea sua sentinella, la Bce il suo
scudo. È illusorio pensare che il capitalismo tedesco sia disposto a rinunciare
al riconquistato predominio continentale ottenuto sulle macerie della
“solidarietà europea”. Né sembra che la finanza predatoria e le altre potenze
geopolitiche globali vogliano sfidare questo assetto europeo, almeno fino a
quando la centralità tedesca non metterà in discussione la supremazia
strategica degli Stati Uniti, sotto il cui ombrello è avvenuto l’intero
processo eurista.
L'Italia ridotta a protettorato
Pur senza
aver aggredito nessuno, attraverso l’arma del debito, l’Italia è come se avesse
perso una guerra, obbligata a pagare salatissime “riparazioni”, ad
assecondare i diktat e gli
obblighi della BCE e a subire dure sanzioni economiche per assecondare gli
interessi dei mercati finanziari piegandosi alle imposizioni dei trattati
europei. Il paradosso è che chi ci punta la pistola alla tempia lo farebbe per
il nostro bene spacciandosi addirittura come “amico” e “alleato”. Siamo diventati di fatto un
protettorato amministrato da una classe compradora garante della rapina
esterna, che su questa razzia lucra e s’ingrassa, e che pur di “onorare” il
rimborso del debito è disposta a dissanguare il popolo.
Verso un nuovo ciclo di lotte
Il
movimento di protesta esploso il 9 dicembre ha avuto certo molti limiti, ma ha
dimostrato che vasti settori sociali hanno compreso che il nemico non ce
l’hanno solo fuori, ma anche dentro casa, che si esce da questa gabbia solo
spezzando le sue sbarre, che si esce dal marasma con una grande svolta,
politica, economica e sociale. Siamo solo agli inizi di un ciclo di conflitti
sociali che la sinistra sovranista deve incontrare affinché sfoci in una
rivoluzione democratica che estrometta dal potere i proconsoli telecomandati
che governano, una sollevazione generale che sfoci nella liberazione del nostro
Paese e che ristabilisca la piena sovranità popolare.
La sovranità
La
conquista della piena sovranità nazionale è la condizione imprescindibile per
evitare al Paese di precipitare nell’abisso, salvando non solo il benessere ma
i diritti di libertà, conquistati al prezzo di duri sacrifici. Non a caso, il
capitalismo globalizzato considera le nazioni, così come la democrazia, un
intralcio al proprio devastante sviluppo, un ostacolo al pieno dispiegarsi dei
meccanismi che arricchiscono una ristretta minoranza ai danni della stragrande
maggioranza. È questo un congegno che opera su scala globale, di cui l'attuale
iper-liberismo è insieme lo strumento e la cornice ideologica, che trova una
sua specifica e criminale applicazione proprio in Europa, maggiormente nel
paesi del sud Europa, basti pensare al caso della Grecia.
Contro
questo progetto dispotico noi ribadiamo che tutti i popoli e le nazioni hanno
il diritto all'autodeterminazione, alla pari dignità e agli stessi diritti
nella comunità internazionale. La rivendicazione della sovranità nazionale è
infatti una battaglia democratica, l'esatto opposto del nazionalismo aggressivo
e sciovinista. I diritti per cui ci battiamo in Italia sono gli stessi che
devono essere riconosciuti ad ogni altro popolo. Ma senza la riconquista della
sovranità politica, monetaria ed economica, di cui quella monetaria è un
aspetto essenziale, nessuna lotta per la democrazia può essere davvero
efficace.
Per un modello di tipo socialista adatto al
ventunesimo secolo
Noi
concepiamo il recupero della sovranità, di concerto con altri popoli fratelli, come
primo passo verso lo sganciamento dal sistema oligarchico del
“capitalismo-casinò” e come un ponte per realizzare alcune grandi
trasformazioni che gettino le fondamenta di un modello sociale nuovo, alternativo
a quello vigente. È per noi non solo necessario, ma possibile (a patto che la
maggioranza del popolo ne prenda coscienza) passare ad un modello sociale che
utilizzi razionalmente le fonti da cui sgorga la ricchezza, la natura e il
lavoro, non per il profitto di una esigua minoranza ma per il bene della
comunità. Solo in tal modo si potrà assicurare a tutti il diritto ad una vita
degna di essere vissuta, evitando all’umanità di passare da una catastrofe
all’altra. Siamo insomma per un socialismo libertario, radicalmente diverso da
quelli realizzatisi nel secolo scorso, crollati sotto il peso delle loro
contraddizioni e delle promesse tradite.
Non si
passa al socialismo dall’oggi al domani, ma attraverso fasi successive. Nella
fase iniziale, immediatamente seguente allo sganciamento, il mercato, siccome
non distribuisce affatto equamente e razionalmente le risorse disponibili,
dovrà sottostare a regole pubbliche. Il diritto di proprietà non sarà
incondizionato, la comunità dovrà limitarlo ogni volta che arrechi danno ai
principi della fratellanza e dell’eguaglianza, della sicurezza sociale, del
buon vivere, dei diritti di cittadinanza e all’eco-sistema. Ogni accumulazione
che violi questo principio dovrà essere considerata illecita e impedita per
legge.
Tra le
differenti forme di proprietà, la società avrà il dovere di promuovere quella
autogestita e comunitaria, in cui i lavoratori, invece di faticare come
schiavi, siano protagonisti della produzione, partecipi delle scelte della loro
azienda, primi fruitori dei suoi risultati. Tutti i settori strategici di
interesse nazionale, telecomunicazioni, trasporti, energia, istruzione, sanità,
previdenza, banche, assicurazioni, dovranno essere di proprietà pubblica, e
posti sotto il controllo democratico e partecipato dei cittadini e dei
lavoratori per evitare burocratismo, spreco di risorse e corruzione.
Il Cln (Comitato di Liberazione Nazionale)
Ci sono
tuttavia altre forze che pur non accettando uno sbocco socialista, condividono
l'analisi sulla gravità della situazione, e vogliono ripristinare la sovranità
popolare e democratica. Ad esse rivolgiamo un appello all’unità d’azione. Non
pensiamo, infatti, che le forze di natura ed ispirazione socialista siano
sufficienti al perseguimento di questo fondamentale obiettivo. Un'unità di
questo tipo si costruisce necessariamente tra diversi, ed a due precise
condizioni: che vi sia il riconoscimento ed il rispetto delle diversità, che vi
sia la piena condivisione di una piattaforma unitaria in base alla quale
promuovere una conseguente iniziativa politica.
Invitiamo
perciò tutte le forze democratiche e costituzionali ad unirsi in questo momento
di grave crisi ed emergenza. Formiamo un Comitato di Liberazione Nazionale. La
Costituzione italiana - con i suoi contenuti antifascisti, antirazzisti, ma
anche anti-liberisti - sia la cornice dell’unità, la sovranità politica,
economica e monetaria i suoi obiettivi.
Il
disastro italiano non è solo economico, è anche politico e democratico. La
Costituzione, che è già stata stravolta con il passaggio di vent'anni fa alla
Seconda Repubblica, rischia oggi di venire completamente affossata con il
passaggio ad una Terza Repubblica totalmente oligarchica, tecnocratica ed
a-democratica.
Scopo del
Cln sarà dunque quello di ritornare ai principi ed ai valori costituzionali, di
liberarci dei collaborazionisti al potere, per arrivare ad un governo
d’emergenza, per via democratica, che dovrà applicare solo poche ma incisive
misure, tra le quali riteniamo fondamentali:
1) Applicazione dei principi
costituzionali, per conquistare una democrazia reale (rappresentativa
e diretta) che includa anche come aspetto fondamentale la democrazia
economica.
2) Uscita dell'Italia dall’eurozona.
3) Disdetta dei trattati fondanti dell’UE (da
Maastricht al Fiscal Compact)
4) Nazionalizzazione della Banca d’Italia e del
sistema bancario.
5) Politica economica volta al raggiungimento
della piena occupazione.
6) Emissione della nuova valuta sovrana.
7) Controllo sui movimenti di capitale.
8) Piani di “Lavoro Garantito” per il
raggiungimento della piena occupazione.
9) Moratoria sul debito pubblico.
Il tutto
entro il quadro di una decisa difesa dei redditi e dei diritti dei lavoratori.
Una volta
riconquistata la leva della sovranità e messo in sicurezza il Paese, il Cln
avrà compiuto il suo compito, e
quindi i cittadini potranno liberamente scegliere il loro futuro, quale tipo di
società essi riterranno più giusta. Riconquistata piena sovranità l’Italia potrà e dovrà verificare la
possibilità di un’unione con altri popoli fratelli che a loro volta si saranno
liberati dalla gabbia dell’Unione europea.
Lo scopo dell'aggregazione dei sovranisti di
sinistra
Lo scopo
dell'aggregazione che stiamo costruendo risulterà a questo punto più chiaro:
(a) Vogliamo,
e consideriamo necessaria ed urgente, l'uscita dall'Unione Europea.
(b)
Crediamo che questo processo di sganciamento dal sistema che ha prodotto
l'attuale catastrofe debba trovare il suo sbocco naturale in una prospettiva
socialista.
(c)
Riteniamo che l'obiettivo dell'uscita dall'euro e dalla UE possa e debba essere
perseguito solo attraverso l'unità di tutte le forze sovraniste, democratiche e
costituzionali (Cln).
(d) Reputiamo di primaria importanza non solo il
confronto ma la più fattiva unità d’azione con quelle forze politiche e sociali
le quali, pur non accettando lo sbocco del ritorno alla piena sovranità
nazionale, chiedono di “disobbedire” ai Tratti europei».
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