sempre una delle città italiane in prima fila nella solidarietà ai palestinesi.
di Marcia della Dignità
Immediatamente dopo l’attacco aereo e missilistico israeliano, compiuto in sfregio delle più elementari norme del diritto internazionale, ci siamo sentiti per telefono con i Giovani Comunisti e si è deciso di convocare una riunione d’emergenza presso la loro sede. La riunione, svoltasi giovedì 10 luglio, è stata molto partecipata, ed ha deciso di scendere in strada.
Si è svolta così, nel pomeriggio di domenica 13 luglio, in Piazza Italia (dove stanno la Prefettura e la sede della Regione) la manifestazione di protesta e di solidarietà con la resistenza del popolo palestinese.Una bella e combattiva manifestazione, segnata dalla massiccia presenza della comunità islamica locale, di quella palestinese, araba e maghrebina, e che ha visto l' inattesa comparsa anche del neo sindaco Andrea Romizi (Romizi è stato recentemente eletto sindaco nelle liste di Forza Italia).
Mentre scriviamo giunge la notizia che le autorità di Gaza e Hamas hanno respinto le condizioni per la tregua proposte dai militari egiziani (i golpisti che hanno messo fuori legge la Fratellanza musulmana e che stanno colpendo il movimento sindacale e democratico egiziano). Gli israeliani minacciano ora l’invasione di terra.
Noi ricordiamo l'operazione Piombo Fuso, l’attacco sferrato contro Gaza nel dicembre 2008. Fu un genocidio, e i sionisti ricorsero anche alle bombe al fosforo (vietate dalle convenzioni internazionali). E ricordiamo anche i 181 palestinesi, fra cui intere famiglie, uccise da martedì scorso dalle bombe israeliane. Persone che per i media italiani non fanno testo, non hanno un volto, sono solo i numeri della pretesa "reazione" israeliana. Numeri, non persone. Anche perché appartenenti ad un popolo a cui viene negato tutto da quasi settant'anni. Un popolo evidentemente non "eletto", come quello in nome del quale i criminali sionisti portano avanti il loro genocidio. Perché di questo si tratta.
Per questo, in stretto contatto con le comunità islamica, palestinese, araba e maghrebina, potrebbe essere necessario scendere di nuovo in piazza. Questa volta in modo più massiccio e meglio organizzati.
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